LOCALITà – CARIATI

CARIATI

 

Cariati…città da scoprire e gustare!

 

Nota per la cinta muraria affacciata sul Mar Ionio, unica integra in tutta la Calabria, che racchiude il centro storico per circa un chilometro ed è inframezzata da otto torrioni antichi, la quale ospita la concattedrale di San Michele Arcangelo.

Diverse sono le versioni sulle origini del nome della cittadina. Potrebbe derivare da Carina, cioè grazia, città bella e graziosa. In alternativa è possibile che il nome derivi da un’originaria denominazione “Cariatide Diana”, legata ad una località sacra a Diana. Nel X secolo è attestato il nome Korion, che deriverebbe dal greco Curuai (abitanti della greca Carie). Un’ultima ipotesi si collega al fatto che in origine Cariati era situato nella piana ove attualmente sorge la frazione di Santa Maria; poiché era spesso oggetto di attacchi saraceni ad opera di Khayr al-Dīn Barbarossa, gli abitanti furono costretti a spostarsi dalla marina all’attuale posizione: dal trasporto sui carri deriverebbe il nome di “Carriati”, da cui a sua volta deriverebbe il toponimo.

Nel territorio cosentino è documentata la presenza dei Brettii dal V-IV secolo a.C. Tra il IV e il III secolo a.C. anche il territorio di Cariati fu frequentato da queste popolazioni, dedite all’agricoltura e alla pastorizia.

In un uliveto su una collina alla periferia del paese (località “Timpa del Salto” in contrada Prujja) in occasione di lavori agricoli venne rinvenuta nel 1978 una tomba (“tomba Brettia”), risalente al IV sec. A.C. La sepoltura, ritrovata intatta, è costituita da blocchi parallelepipedi di arenaria che racchiudevano un piccolo spazio di circa 2 m². La tomba era internamente affrescata, con scene tratte dalla vita di un guerriero. Il corpo era accompagnato da un ricco corredo, costituito da un’armatura in bronzo, con cinturone, elmo e spada, anfore e piatti, tutti esposti al museo di Sibari. Nel territorio sono state rinvenute anche altre sepolture, ma depredate e distrutte.

Resti di antiche abitazioni, mortai in pietra, orci in ceramica sono indizi per la presenza di un insediamento, favorito dalla posizione dominante della città.

La città fu dominata da Roma. Sede vescovile sin dagli inizi del cristianesimo, risulta aver avuto come vescovo Menecrates, presente al sinodo di Roma del 1º marzo 499. In una delle sue lettere, San Gregorio (540-604) raccomanda la chiesa di Cariati al vescovo di Reggio. Secondo alcune fonti, nel corso dell’XI o del XII secolo, la diocesi di Cerenza (Geruntia) venne unita a quella di Cariati, sebbene solo nel 1342 si può datare un documento che menziona esplicitamente un “vescovo di Cariati e Cerenza”.

Feudatario nell’anno 1260 fu Matteo Cariati, sul cui cognome gli storici non sono certi; all’inizio del Trecento riscontriamo Gentile di San Giorgio, a cui subentrarono i Ruffo Montalto.

Il feudo venne assegnato agli imolesi Riario nel 1479, quindi ai Sanseverino, ai Coppola e poi ai Borgia. Nel 1495 Re Carlo VIII di Francia, occupato il Regno di Napoli donò la contea a Michele Riccio, cui venne tolta con la disfatta dei francesi. Nell’anno 1505 la proprietà venne attribuita ai principi Spinelli, che furono titolari di Cariati sino all’eversione della feudalità.

Per iniziativa di Covella Ruffo, e con beneplacito di papa Eugenio IV, Cariati diventò sede vescovile (1437). La diocesi, che comprendeva Cariati e gli abitati di Terravecchia, Scala e San Morello, sottratti alla giurisdizione della diocesi di Rossano, fu unita aeque principaliter alla diocesi di Cerenzia e resa suffraganea dell’arcidiocesi di Santa Severina. Il 27 giugno 1818 furono soppresse le diocesi di Cerenzia, di Strongoli e di Umbriatico e il loro territorio fu incorporato in quello della diocesi di Cariati, che rimase l’unica suffraganea di Santa Severina. Con queste annessioni, Cariati «diventava una delle diocesi più estese della Calabria, arrivando a comprendere ben venti paesi: Cariati, Cerenzia, Strongoli, Umbriatico, Terravecchia, Scala Coeli, San Morello, Crucoli, Cremissa (Cirò), Verzino, Savelli, Casino, Caccuri, San Nicola dell’Alto, Pallagorio, Carfizzi, Casabona, Zinga, Melissa, Belvedere Spinello». Il 6 gennaio 1952 fu soppressa la provincia ecclesiastica di Santa Severina; Cariati divenne soggetta alla sede metropolitana di Reggio Calabria. Il 21 dicembre 1973, Cariati fu unita in persona episcopi alla diocesi di Crotone e all’arcidiocesi di Santa Severina. Il 4 aprile 1979 la diocesi fu unita aeque principaliter all’arcidiocesi di Rossano.

Lo stemma e il gonfalone del comune sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 25 marzo 2009.

«Di cielo, al colle all’italiana di verde, accompagnato da due simili colli, più bassi e più stretti, uno a destra l’altro a sinistra, quest’ultimo sostenente la quaglia sorante, al naturale; essi colli fondati sulla pianura di azzurro, mareggiata di argento; il tutto accompagnato nel canton destro del capo dalla cometa di sette raggi e con la coda ondeggiante in palo all’ingiù, d’oro. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone è un drappo di giallo.

Dove si trova